… «Signore e signori qui è il Comandante che vi parla.» disse la voce all’altoparlante.
«Sì sì, comandante, speriamo che anche questo non sia l’amico dell’amico.» dissi a voce bassa.
E continuò: «Vi informiamo che il volo partirà in orario. La durata del volo sarà di quattro ore e dieci minuti circa. Il tempo per tutta la durata del volo è buono. Atterreremo a Gatwick dove è presente una leggera pioggia, e la temperatura è di circa diciannove gradi. Vi auguriamo una buona permanenza.»
Strinsi la cintura e decollammo.
Visto gli eventi dei giorni passati non dormii molto. Mi feci versare dall’hostess un bicchiere di champagne, poi un secondo e quindi mi rilassai. Avrei voluto la bottiglia direttamente, ma mi sembrava di essere esagerata. Abbassai il sedile per rendere ancor più confortevole il mio viaggio in business, ma soprattutto per dormire qualche ora in più di quelle fino a ora accumulate.
La strada della City era deserta e l’immancabile pioggia londinese bagnava il mio trench. Stavo cercando un riparo, ma non trovavo nulla che mi potesse proteggere. In un istante mi sentii afferrare il braccio, e mi ritrovai appoggiata alla parete di marmo freddo dell’ingresso di una palazzina di uffici.
L’uomo, poi, mi prese per mano e mi fece entrare. L’atrio era buio e l’unica luce proveniva dal vetro sopra il portone di legno. I miei vestiti erano inzuppati d’acqua. Mi tolsi il trench, e mi aprii la giacca, mentre il suo viso affondava nei miei capelli, lasciati sciolti sulle spalle e sgocciolanti di pioggia. Premette il suo corpo contro il mio, inspirando il mio odore. Con il pollice e l’indice iniziò a sbottonarmi la camicetta, così da lasciare scoperta la curva del seno…